Unico precompilato e organizzazione dello studio
di Michele D’Agnolo
Apprendiamo dagli organi di stampa le anticipazioni del Premier Renzi in merito ai primi assaggi della imminente riforma fiscale. Il Primo Ministro ha per intanto promesso a milioni di dipendenti e pensionati la dichiarazione dei redditi precompilata e inviata a casa.
Si tratta, ove venisse effettivamente realizzato, di un cambiamento epocale nel rapporto tra fisco e cittadino. Certamente un importante e positivo gesto di civiltà, anche se con ogni probabilità ve ne sarebbero di più urgenti. È una rivoluzione copernicana soprattutto dal punto di vista amministrativo perché supera il principio dell’uso “a sfiducia” delle banca dati, che finora le pubbliche amministrazioni hanno sempre usato per riscontrare se il cittadino avesse effettuato il doppio invio dei dati correttamente e per far cassa con le sanzioni formali. È un passo che costringe i funzionari a uscire dalla propria zona di comodo e a orientare i propri controlli al merito. Dal punto di vista politico, invece, è una mossa ampiamente populistica, che conseguentemente indebolisce la nostra categoria, soprattutto nelle fasce più marginali, ma in maniera ancora più importante toglie una buona dose di ossigeno alle organizzazioni sindacali e datoriali, che si finanziano in maniera non secondaria attraverso gli utili dei CAF. Anche le software house specializzate ne saranno in qualche modo incise. Non è certamente questa la sede per approfondire questo lato della vicenda, rimane il fatto che il silenzio dei vertici di tutte le categorie interessate è assordante. In particolare, per i Commercialisti, sarebbe davvero molto interessante sentire cosa ne pensano gli esponenti dei vari schieramenti che a lungo si sono sterilmente fronteggiati e continuano a farlo lasciando la categoria da anni acefala e in balia degli eventi, e che tra breve saranno impegnati nel confronto elettorale per l’elezione del Consiglio Nazionale.
Certamente si tratta di una innovazione che avrà impatti molto importanti sull’organizzazione dei nostri studi e che per questo sarebbe stato opportuno gestire con adeguato coinvolgimento della categoria e pianificandola con congruo anticipo.
In primo luogo l’annuncio di Renzi genererà nella clientela l’aspettativa di nuovi sconti. Il cliente penserà che se fa tutto lo Stato, allora il commercialista gli deve costare meno. Non potendo far altro che assecondare tali aspettative, dovremo attrezzarci per comunicare ancora meglio il lavoro svolto ma soprattutto organizzare i clienti affinché conservino a casa loro in maniera ordinata la documentazione aggiuntiva, non precompilabile, evitando di portare in studio pezzo per pezzo, altrimenti il costo dei ripetuti contatti supererà l’utile. In altre parole dovremo evitare che lo studio diventi lo scaffale del cliente, a meno di non gestire questa situazione in maniera elettronica e automatizzata. Saremo costretti in altre parole a scaricare gli adempimenti che l’Agenzia pone su di noi sul cliente, ottimizzando la sua comakership, cioè la partecipazione alla esecuzione della prestazione.
Attenzione che l’annuncio avrà effetto sui prezzi immediatamente, a partire dal prossimo mese, e anche se la riforma non si farà. I clienti “faranno finta” che la rivoluzione è già avvenuta e contesteranno ogni parcella. Prepariamoci quindi a spiegare ai nostri clienti tempi e modalità della riforma prima che ce lo chiedano loro.
Secondariamente, almeno per i primi anni, gli archivi dell’Agenzia saranno pieni di bachi e genereranno milioni di piccoli mostri che noi dovremo mettere a posto gratis, come è già successo con l’ICI e l’IMU precompilate e con i vari cassetti fiscali e previdenziali, facendo noi la fila allo sportello al posto dei cittadini, e passando le mattinate a spiegare l’ovvio, scontrandoci con procedure informatiche inespugnabili e funzionari isterici e impotenti. Il tutto quasi sempre senza godere di alcun canale privilegiato di accesso.
In terzo luogo, bisognerà capire se i dati precompilati potranno essere acquisiti in qualche modo dai nostri software per essere lavorati e reinseriti nei server dell’Agenzia o se dovremo lavorare direttamente collegati ai loro terminali, pena perdere il vantaggio della precompilazione.
Il cliente, inoltre, a fronte degli annunci del Premier, si aspetterà per le nostre prestazioni residue tempi di esecuzione record. Ti porto quattro spesine mediche e un certificato di assicurazione, quanto tempo vorrai metterci a caricarle? Dovremo con ogni probabilità organizzarci per appuntamenti operativi e concludenti, con l’obiettivo di consegnare il dichiarativo seduta stante. In questo va dato atto che i CAF, e lo dico a denti stretti, sono da tempo molto più avanti di noi.
Molti più clienti, infine, saranno portati a rinunciare alle poche detrazioni, che la riforma ridurrà ancora, a fronte del costo di un dichiarativo oppure si ingegneranno a fornire i dati delle spesine prendendo appuntamento in Agenzia o utilizzando il suo sistema informatico. Eviteranno così i capillari controlli già oggi operati su questi elementi e noi perderemo il lavoro corrispondente anche alle verifiche. Calerà quindi in modo permanente il fatturato degli studi sia per quantità che in prezzo unitario della prestazione.
La residua gestione del dichiarativo persona fisica senza attività economica autonoma, che Renzi continua a chiamare 740, diventerà – in buona sostanza – una attività industriale con bassissimi margini, fortissimi rischi di errore, e probabilmente dovrà essere gestita con logiche di automazione spinta e delocalizzazione, alla ricerca di economie anche di scala, ove riscontrabili.
Che succederà infine di quelle persone che all’interno degli studi si occupano oggi a tempo pieno di dichiarazioni delle persone fisiche o di quelle persone che stagionalmente i CAF assumono per gestire l’ondata di dichiarativi? Non sempre è facile riconvertire una persona che per 30 anni ha sempre fatto lo stesso lavoro. Che ne sarà poi dei molti colleghi che in prima persona si dedicano alla compilazione dei dichiarativi e ne ritraggono il pane? Ma non saranno a bloccarci queste piccinerie. Come diceva quel famoso politico, una democrazia ha il dovere di essere irriconoscente.