13 Gennaio 2018

Verifiche vecchie, verifiche nuove

di Massimiliano Tasini
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Prima ancora che indagare, ed indugiare, sul contenuto della corposa quanto interessante “Direttiva” contenuta nella circolare 1/2018 del Comando Generale della Guardia di Finanza, sarà bene, almeno dal mio punto di vista, riflettere con attenzione sugli scenari che si prospettano nei rapporti tra contribuente ed Amministrazione finanziaria.

La mia sensazione è che, a dispetto dei tanti e tanti messaggi che il Fisco ha mandato, non tutti i clienti hanno percepito il cambio di passo con cui l’Amministrazione finanziaria sta contrastando l’evasione – ma anche l’abuso, seppur con tutte le incertezze e le difficoltà del caso -.

Forse, nemmeno alcuni colleghi hanno interpretato il momento, immaginando che l’impatto delle modifiche normative, della nuova filosofia dell’Agenzia delle Entrate, della nuove veste di Agenzia delle Entrate-Riscossione, nonché delle elaborazioni dei tanti dati disponibili in conseguenza delle comunicazioni rese in special modo in questi ultimi anni, fosse limitato.

Ma la realtà è ben diversa; l’Amministrazione dispone di un panel di informazioni straordinariamente ricco, per quantità e qualità dei dati.

Qualche collega, incontrato nelle varie sedi del Master Breve, timidamente mi ha detto “ma con tante informazioni, il Fisco non riuscirà a colpire la reale evasione, se non in minima parte”.

Ora, prescindendo dal fatto che non è certo una vittoria constatare che, del caso, l’Amministrazione non riesce a filtrare tutti i dati di cui dispone, reagendo nei modi e nei tempi di legge, il punto è che è necessario un deciso cambio di passo da parte di noi tutti.

Non credo faccia bene a nessuno assistere imprese che non presentano bilanci e dichiarazioni, che eludono l’obbligo della Li.Pe. così da non mostrare l’importo dell’Iva dovuta, che non presentano spesometri, o se lo fanno “saltano” deliberatamente alcune posizioni, nell’intento di evitare di dare conto della presenza di rapporti opachi.

Nè fa bene la “manipolazione usuale” – così ho sentito echeggiare più e più volte – del valore delle giacenze di fine anno, o il “taroccamento” dei dati degli studi di settore di cui ho talora preso atto nell’organizzare difese da questo strumento presuntivo (con buona pace del diritto dell’Amministrazione finanziaria di dare corso ad accertamento induttivo ai sensi dell’articolo 39, comma 2, D.P.R. 600/1973).

Non solo non fa bene a nessuno; ma, soprattutto, non fa bene a noi professionisti.

Perché all’emergere del problema, più e più volte il cliente si ritorce sul professionista, addebitandogli “le malefatte” e così rendendolo schiavo-complice del problema, con tutti i riflessi civilistici, tributari e penali che ne conseguono (si noti che l’Amministrazione finanziaria sempre più frequentemente invoca l’articolo 9 D.Lgs. 472/1997 in materia di concorso nelle sanzioni amministrative-tributarie, previsione “modellata” sul disposto del parallelo articolo 110 c.p.).

Un salto di qualità va poi fatto nell’organizzazione dei nostri studi, che devono affrontare con sempre maggior professionalità i compiti ai quali sono preposti, adeguando le proprie strutture per adempiere con precisione, con la connessa necessità di adottare adeguate procedure di controllo.

La commissione di errori, infatti, costituisce motivo di “attrattiva” per il Fisco, specie dopo che entreranno in vigore gli ISA; errori sui quali in più di una occasione i clienti tendono a scaricare le loro responsabilità, in un balletto difficile da gestire.

Un’ultima riflessione riguarda poi le procedure da adottare “in concreto” laddove vengano ricoperti incarichi di sindaco e/o revisore.

Qui l’alert è massimo, nell’ovvia considerazione che tali funzioni creano un nesso tra Professionista ed impresa cliente ben difficile da scalfire, salvochè a fronte del “vaso rotto” non emerga, con nitidezza, l’adozione appunto di adeguate procedure.

Ben vengano, dunque, i “format” ed i corsi on line per garantirsi il “punteggio”, ma l’azione del professionista deve previamente concentrarsi sulla mappatura delle aree di rischio, esattamente come opera chi si occupa di modelli organizzativi 231.

Che sia un augurio per l’anno che viene, ma anche una decisa presa di consapevolezza. Di tutti noi.

 

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